Maledetto posizionamento su Google

Qualche giorno fa stavo preparando un post per un cliente; niente di che, una breve news, un semplice aggiornamento insomma.

Mi collego a WordPress ed inizio a digitare…poche informazioni, anche perché i dettagli non erano molti.

E via con gli allarmi del tool SEO: pallino rosso, beep, poca densità parole chiave… pallino rosso, beep, troppo corto… pallino rosso, beep, descrizione lunga,…e via così con i beep, quasi a essere nel traffico di Milano alle 8 del mattino.

E allora giù ad allungare il brodo, a metter ripetizioni qua e là, a tagliare e cucire righe, parole, lettere, per riportare al verde tutti quei pallini allarmati ed allarmanti.

Eh sì, il mio post deve andare in testa alle ricerche, posizionarsi. Con buona pace della forma, della leggibilità (quella vera) e della sostanza.

Il che, e non è la prima volta, mi ha fatto pensare.

Ho iniziato a scrivere articoli nel 1991, a Biella, alla scuola di tale Ugo Zatterin (ai più giovani non dirà nulla ma per chi è della mia età è stato uno dei grandi). Quello che dovevo fare era attenermi ai fatti, non sbrodolare troppo (anche perché lo spazio aveva valore e non andava sprecato), essere facilmente comprensibile da chi mi leggeva.

Se devi comunicare una cosa, che sia quella, chiara, e basta! E rispetta il tuo Re, il Lettore.

Sono passati 25 anni e le regole, a parer mio, ci hanno riportato indietro di millenni.

Ciao ciao lettore, ora il Re è il motore di ricerca anzi, l’algoritmo. Un algoritmo cangiante nel tempo, onde evitare che chi scrive ne comprenda avidamente  i segreti. Ovvero, se oggi è meglio un post di almeno xx caratteri, domani, vai a sapere perché, il top sarà quello lungo xx mezzi…non una lettera in più. Forse.

E il lettore? Magari domani.

Bella prospettiva….